Quando un’amica chiama non servono parole, né spiegazioni superflue.
Quando un’amica chiama, si corre, si offre una spalla su cui piangere, un abbraccio di conforto, un orecchio pronto ad ascoltare, una bocca che non giudica, e sì, anche un paio di schiaffi, più o meno metaforici, se servono.
Quando un’amica chiama, non importa se mancano due giorni a Natale, se hai la febbre a 38, se il giorno dopo devi alzarti alle 7, ed è pure il lunedì dopo una settimana di ferie, e nemmeno se la pancia dell’ottavo mese pesa dannatamente.
Quando un’amica chiama si risponde, senza nessun tentennamento, perché sai che domani potresti essere tu a chiamare, e lei risponderebbe esattamente allo stesso modo.
Senza esitazione, mollando marito e bambini col raffreddore, chiedendo due ore di permesso dal lavoro, saltando sullo scooter in piena notte per tenerti la mano, o per stare a fianco a tua madre mentre tu sei in travaglio, oppure a tuo padre, durante la seduta di chemioterapia.
O per fotografarti sfatta e ridere insieme di quei momenti tremendi.
Perché le amiche servono a questo.
Sono le stesse amiche con cui ridi a crepapelle, e nei momenti duri daresti un braccio per far riapparire quel sorriso, per svuotare la testa e tenersi la pancia e massaggiarsi le guance contratte dalle troppe risate.
E quelle con cui condividi passioni e storie “che se non c’eri non si può raccontare…”.
Sono le stesse amiche con cui litighi, vomitando cattiverie per abbracciarsi e ricominciare da capo.
Perché di quelle amiche lì tu conosci ogni limite, ogni difetto, e la cosa è reciproca, ma sai che mai, nessuno, userà quelle tue debolezze per farti del male.
E’ la stessa sicurezza che si ha in famiglia, da bambini, di abitare in un luogo protetto, dove nessuno punterà mai il dito, e quando lo farà, sarà sempre per troppo amore.
Ancora una volta mi rendo conto di quale risorsa meravigliosa siano le relazioni amicali che sono stata in grado di costruirmi negli anni, una rete ampia, sempre pronta a prendermi al volo quando sono sull’orlo del precipizio.
Una rete che si fa di giorno in giorno più grande, approfittando del grande privilegio che amicizia ha, rispetto all’amore: la non esclusività, il fatto che amici di amici possano diventare a loro volta amici fra di loro.
Per quanto mi riguarda, questo è stato il dono più grande che mi ha portato il 2014.
Amici nuovi, speciali, anime affini, con cui basta uno sguardo per capirsi, e una parola, detta allo stesso momento (flic-floc) dietro cui si apre un mondo.
E ancora più grande, il dono di vedere mie carissime amiche intrecciare nuove relazioni tra di loro, riconoscendosi, come le proverbiali anime gemelle, per intelligenza, profondità, ironia, bellezza, quasi a ritrovare un pezzo di sé sparso per il mondo.
Auguro a tutti che il 2015 porti almeno una persona speciale di questo calibro sul proprio cammino. Perché senza amici non si può stare.
Buon anno!